La data di scadenza degli alimenti è l’intervallo di tempo che ogni azienda stabilisce per un proprio prodotto, in relazione alla qualità dello stesso, al trattamento industriale e al sistema di confezionamento. In questo determinato periodo il produttore si impegna a garantire che il prodotto mantenga le caratteristiche nutrizionali e organolettiche.
Questo significa che nel periodo successivo gli alimenti sono ancora commestibili ma registrano, in modo progressivo, un lento decadimento nutrizionale e organolettico. La data di scadenza degli alimenti ha quindi un valore orientativo e il consumo posticipato di qualche settimana o di qualche mese non determina problemi per la salute. Anche se vale la pena valutare i singoli casi.
I succhi di frutta hanno un intervallo di scadenza variabile da 6 a 12 mesi, da molti considerato troppo generoso. Conviene consumarli prima, visto che dopo 6 mesi le bevande perdono sapore.
La stessa cosa vale per l’olio extravergine di oliva e il caffè macinato, di solito l’intervallo è di 12-24 mesi ma dopo un anno il cibo perde parte dell’aroma e per questi due alimenti il profumo ha un’importanza più che rilevante.
I pomodori pelati, la salsa di pomodoro, il tonno sott’olio, le conserve vegetali sottaceto e altri cibi in scatola, sono alimenti sterilizzati e possono tranquillamente essere consumati 3-4 mesi dopo la data sulla confezione. Bisogna invece stare molto attenti quando si consumano conserve vegetali fatte in casa perchè ci può essere un problema di botulino.
Anche per i biscotti e i crackers (6 -8 mesi) qualche settimana di ritardo non comporta problemi, al massimo risulteranno meno croccanti.
Panettone, pandoro e colomba (4-5 mesi) se vengono consumati con un ritardo di 1-2 settimane possono essere meno morbidi e fragranti ma non ci sono altri problemi.
La pasta secca e il riso hanno una scadenza variabile da (24-30 mesi), ma non ci sono problemi se vengono cucinati qualche mese dopo.
Pesce e piatti pronti surgelati non creano problemi anche se consumati 1-2 mesi dopo la data visto che vengono sottoposti a cottura. Al massimo si registra una perdita di sapore.