Indice
Il fascino caldo di un parquet cerato non dipende soltanto dalla specie legnosa o dal disegno di posa: lo strato di cera che lo protegge ne esalta la venatura, regola la riflessione della luce e crea la caratteristica sensazione setosa sotto i piedi. Sapere quando rinnovare questa pellicola, però, non è immediato, perché l’intervallo dipende da variabili che vanno dal tipo di finitura originale all’intensità del calpestio quotidiano. Scegliere tempi corretti significa evitare sia l’opacizzazione eccessiva, tipica di superfici trascurate, sia l’accumulo di strati inutili che soffocano il poro del legno e attirano polvere.
La diversa natura delle finiture
Il parquet può essere originariamente protetto a vernice, a olio o a cera. Nel primo caso il film poliuretanico sigilla completamente la fibra: la cera, se applicata, si limita a un lieve effetto cosmetico ma non penetra davvero. Nei pavimenti oliati la cera agisce da scudo intermedio, rallentando l’evaporazione dell’olio e colmando le microfessure che si formano con l’uso. Nei parquet nati cerati, dunque privi di trattamento filmogeno, la cera rappresenta l’unica barriera contro umidità e usura; qui la frequenza di rinnovo acquisisce un’importanza del tutto diversa.
Perché la cera si consuma
Ogni passaggio del piede asporta un velo molecolare di cera, perché il calore locale la ammorbidisce e la micro-abrasione del camminare la solleva. Anche la luce solare diretta la ossida, mentre detersivi troppo alcalini o residui calcarei ne erodono l’uniformità. L’effetto combinato di attrito, esposizione e agenti chimici fa sì che dopo un certo periodo la superficie perda lucentezza e diventi più sensibile alle macchie d’acqua.
Parametri che determinano l’intervallo di manutenzione
Gli artigiani del restauro ligneo considerano quattro fattori chiave. Il primo è il volume di traffico: in un soggiorno di famiglia con bambini e animali si arriva a rinnovare ogni tre o quattro mesi, mentre in una stanza degli ospiti quasi inutilizzata può bastare una sola applicazione annuale. Il secondo è la durezza dell’essenza: legni morbidi come il larice cedono più rapidamente alla compressione e necessitano di protezione più frequente rispetto a rovere o iroko. Il terzo è la quantità di luce solare: un corridoio esposto a sud-ovest, in cui il sole picchia tutto il pomeriggio, subisce una degradazione accelerata. Il quarto riguarda la tipologia di cera: le paste d’api, più morbide, mostrano segni di usura prima delle cere microcristalline o delle miscele con carnauba, la cui maggiore durezza prolunga i tempi di rinnovamento.
Indicazioni medie di frequenza
Nei pavimenti esclusivamente cerati, la stragrande maggioranza degli esperti consiglia di intervenire due volte l’anno in ambienti residenziali a traffico medio. Questa tempistica scende a tre o quattro applicazioni annuali in negozi, corridoi scolastici o uffici aperti al pubblico, dove l’ingresso di pulviscolo dall’esterno agisce come abrasivo. In presenza di un parquet oliato si parla invece di un’unica ceratura annuale, poiché la combinazione di olio e cera garantisce un duplice scudo; la manutenzione vera e propria resta l’oliatura, da programmare ogni due o tre anni. Sul parquet verniciato la ceratura non è obbligatoria: quando il proprietario la utilizza a scopo estetico, basta rinnovare la patina una volta l’anno, per ripristinare la lucidità attenuata dalla pulizia quotidiana.
Segnali che indicano la necessità di un nuovo strato
Un parquet che richiede cera appare più opaco nelle zone di passaggio, offre scarsa resistenza allo sfregamento di una gomma morbida e trattiene gocce d’acqua che, invece di formare perle compatte, tendono a spandersi e a scurire la fibra. Passando un panno di lana si avverte una superficie più ruvida; se, dopo un leggero strofinio, la brillantezza non torna, il film ceroso è ormai troppo assottigliato per lucidarsi e va reintegrato.
Preparazione del pavimento prima della ceratura
Una ceratura efficace richiede un substrato perfettamente pulito. Si comincia con un’aspirazione accurata che rimuova granelli di polvere: intrappolati sotto la nuova mano, questi diventerebbero piccoli inneschi di graffi. Segue un lavaggio con detergente neutro a pH compreso fra 6,5 e 7,5, diluito in acqua tiepida ben strizzata: il legno non deve inzupparsi. Se la superficie presenta striature di vecchia cera annerita, si usa un decerante specifico o, in caso di prodotti naturali, un panno imbevuto di trementina o White Spirit, frizionando con movimenti circolari e ventilando bene l’ambiente.
Applicazione e lucidatura
La cera solida si stende con tampone in feltro o panno di cotone, lavorando in strisce parallele che seguono la direzione della fibra; la versione liquida si nebulizza o si distribuisce con mop a setole fitte. Dopo un tempo di asciugatura di circa venti minuti – variabile secondo il prodotto – si procede alla lucidatura: la lana d’acciaio 0000 resta il classico nelle case di campagna, ma le lucidatrici domestiche con disco morbido riducono lo sforzo e assicurano uniformità. L’energia meccanica scalda leggermente la cera, fondendola in uno strato continuo che riempie i micro-pori e sviluppa la lucentezza setosa tipica del parquet cerato.
Manutenzione leggera fra una ceratura e l’altra
Per allungare l’intervallo è utile spolverare quotidianamente con panno elettrostatico e lavare una volta a settimana con detergente specifico per pavimenti in legno cerato, formulato con tensioattivi delicati e un piccolo tenore di cera emulsionata che rinnova il film ad ogni passaggio. Evitare soluzioni ammoniacali, candeggina o vapore ad alta temperatura, perché sciolgono la barriera cerosa e costringono a un’applicazione anticipata.