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Aggiornato il Luglio 17, 2025

Come Funzionano le Sfere per Filtro Piscina

Indice

  • Struttura e principio di funzionamento
  • Dinamica idraulica e caduta di pressione
  • Controlavaggio e manutenzione ordinaria
  • Dosaggio e fase di installazione
  • Benefici concreti rispetto alla sabbia
  • Limiti e criticità emersi nell’uso reale

Negli ultimi anni le tradizionali cariche di sabbia all’interno dei filtri a pressione sono state affiancate – e talvolta sostituite – da piccole sfere bianche in polietilene soffice, vendute con i nomi commerciali di FilterBalls, Poly Balls o Filtra Balls. Il loro successo deriva da tre caratteristiche immediate: sono estremamente leggere rispetto alla sabbia, promettono una filtrazione più fine e riducono i consumi d’acqua necessari per il controlavaggio. Prima di scegliere se adottarle conviene però capire come funzionano, perché trattengono lo sporco, quali accorgimenti di installazione richiedono, quali vantaggi oggettivi garantiscono e quali limiti stanno emergendo dall’esperienza sul campo.

Struttura e principio di funzionamento

Ogni sfera è costituita da un groviglio di micro-filamenti in polietilene vergine, intrecciati in modo da creare milioni di piccole cavità d’aria. Quando la pompa spinge l’acqua torbida del bacino attraverso il contenitore del filtro, il liquido incontra dapprima i filamenti più esterni e poi penetra via via verso il centro della massa, percorrendo un labirinto che rallenta il moto e deposita particelle sempre più piccole. I test condotti dal produttore e confermati da diverse prove indipendenti indicano un’efficacia di trattenimento compresa fra 5 e 10 micron, valori sensibilmente inferiori ai 20–30 micron tipici di una carica di sabbia silicea ben setacciata. Proprio questa maggiore capacità di setaccio consente di ottenere un’acqua più limpida, come riporta chi ha sostituito la sabbia in un filtro standard e ha attraversato un’intera stagione senza torbidità improvvise.

Dinamica idraulica e caduta di pressione

Il peso esiguo delle sfere – circa un chilogrammo ogni tre litri di volume, contro oltre 35 chilogrammi della sabbia – fa sì che il pacco filtrante non si compatti sotto la spinta verticale; l’acqua, di conseguenza, incontra una resistenza minore e la pompa lavora a una prevalenza più bassa. Secondo i dati diffusi dai distributori, un piede cubo di sfere sostituisce fino a 45 chilogrammi di sabbia mantenendo la stessa portata ma con un calo di pressione di esercizio che può superare il 20 per cento. In altre parole, a parità di energia elettrica assorbita si ottiene un circolo d’acqua più vigoroso, utile a ridurre il numero di ore giornaliere di filtrazione.

Controlavaggio e manutenzione ordinaria

A differenza dei granuli minerali, i fiocchi plastici non si cementano fra loro e si espandono facilmente durante il back-wash: la corrente invertita li scuote, ne allarga la trama e rilascia lo sporco accumulato, riducendo la durata del ciclo di spurgo e il volume d’acqua dispersa in fogna. Un filtro correttamente dimensionato richiede di norma un controlavaggio ogni due o tre settimane, contro l’intervallo settimanale spesso necessario con la sabbia. Alcuni proprietari preferiscono smontare la carica a fine stagione, inserirla in una rete e lavarla in lavatrice a bassa centrifuga prima di riporla: la fibra torna soffice e pronta per l’anno successivo, pratica impossibile con la sabbia.

Dosaggio e fase di installazione

Per sostituire correttamente la sabbia occorre riempire il filtro fino al livello consigliato dal costruttore. I rivenditori indicano il rapporto di equivalenza in peso o in volume; in un classico serbatoio da 400 mm di diametro, che ospita 50 chilogrammi di quarzite, bastano circa 1,4–1,5 chilogrammi di sfere, equivalenti a due scatole commerciali. Dopo il riempimento è buona norma eseguire un controlavaggio preliminare di qualche minuto affinché le sfere si assestino, perdano eventuali sfridi di produzione e riempiano ogni interstizio attorno al diffusore centrale.

Benefici concreti rispetto alla sabbia

A stagione conclusa gli utilizzatori segnalano innanzitutto una limpidezza superiore dell’acqua, imputata alla soglia più bassa di filtrazione. Il secondo vantaggio è il risparmio d’acqua: meno back-wash significa minori perdite di volume e minor immissione di acqua fredda che scompensa la temperatura del bacino. Il terzo riguarda l’efficienza elettrica: la pompa spinge contro un letto filtrante più poroso e consuma meno, vantaggio apprezzabile in piscine stagionali alimentate da piccole elettropompe monofase. In quarto luogo la leggerezza semplifica ogni intervento di manutenzione: svuotare, spostare o pulire il filtro non richiede fatica né rischio di rotture alla laterale interna, frequente quando si maneggia sabbia umida compattata.

Limiti e criticità emersi nell’uso reale

Le testimonianze pubblicate su forum e social dedicati mostrano un quadro più sfaccettato. Alcuni proprietari riferiscono che, dopo due o tre stagioni, la fibra perde elasticità, tende a collassare in fiocchi compatti e richiede lavaggi intensi o sostituzione completa. Altri sollevano dubbi sul destino ambientale di un materiale plastico esposto per anni a cloro, raggi UV e stress meccanico: l’eventuale rilascio di micro-frammenti finirebbe in vasca, nei canali di scolo e nel terreno circostante. Sul piano operativo si è osservato che, in presenza di alghe filamentose o flocculi di coagulante non ben formati, le sfere possono intasarsi più rapidamente della sabbia perché le fibre catturano residui vischiosi con grande efficienza; in queste situazioni occorre intervenire con lavaggi più frequenti o trattare l’acqua con enzimi che degradino le mucillagini prima che raggiungano il filtro.

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